Le diverse facce del dolore
La parola “dolore”, in medicina, racchiude un ventaglio di concetti a dir poco largo. Ne parliamo con Pasquale Delmedico, dirigente Centro Vaccinazioni presso Asl Bari Sud e presidente dell’Associazione Pugliese Medici e Farmacisti Omeopati.
“Il dolore può venire da qualsiasi organo. Può essere mestruale, gastrointestinale, da colica renale, da mal di testa, da artrosi, da artrite, da malattia oncologica… E c’è anche quello più banale, come il mal di denti”.
Fatta questa premessa, su quale tipologia di dolore vogliamo focalizzarci?
“Quelli osteoarticolari, artrosici e artritici, che colpiscono una larga fascia della popolazione. Per lenirli si fa ampio uso di antidolorifici aspecifici, ma noi abbiamo la possibilità di sostituire questi prodotti, e bene, con quelli omeopatici, se ben mirati.
Attenzione, lo dico sempre, la parola chiave è ‘mirati’. Non esiste l’antidolorifico per l’artrosi. C’è l’antidolorifico per quel tipo di artrosi, per quel tipo di soggetto, di paziente. Noi medici possiamo dare un farmaco rispetto a un altro in base all’età del paziente e a come vive il dolore. Se poi i pazienti ci dicono che il dolore è cronico, costante, allora possiamo impostare anche sul biotipo particolare, quasi uscendo dal tema ‘dolore’, ma inquadrando il soggetto con tutte le sue malattie pregresse, i suoi comportamenti e così via.
Questo è un atteggiamento che caratterizza l’omeopatia. Ma anche quando studiamo la sede del dolore osteoarticolare, il ginocchio per esempio, possiamo prescrivere dei farmaci omeopatici ad hoc, quelli giusti per quel paziente che soffre in quella zona del corpo”.
Dolori e arnica
Allarghiamo il discorso a un tema già trattato con altri suoi colleghi: la diffidenza, il sospetto verso l’omeopatia.
“Nel 2018 la rivista Nature, una delle pubblicazioni scientifiche più importanti al mondo, ha pubblicato una ricerca, frutto di una sperimentazione fatta da biologi su topi con dolore neuropatico (un dolore di solito combattuto con un farmaco chimico, il Gabapentin). Era ben tollerato con un farmaco omeopatico, il Rhus Toxicodendron. Nonostante molti avversino quest’idea, quindi, i farmaci omeopatici possono intervenire tranquillamente in tutti i meccanismi che ci aiutano a superare dolore e infiammazioni varie”.
E quando il dolore osteoarticolare è costante, cronico?
“Io dico sempre, quando insegno su questi argomenti, che l’importante è cercare di tenere il bicchiere mezzo vuoto. Non al limite, perché quando si è al limite a ogni minima situazione traumatizzante il dolore esplode. Abbassare il livello del liquido nel bicchiere a metà permette anche di avere una maggiore sopportazione del dolore. Una strategia che io chiamo ‘preventiva’, anche se preventiva non è. È sempre terapeutica, ma a dosi più basse, diciamo così”.
Per questo tipo di dolori uno dei farmaci omeopatici più consigliati, anche dai farmacisti, è l’arnica.
“L’arnica va benissimo per tutti i dolori muscolari scheletrici e per ogni tipo di paziente, giovane o anziano che sia. Quando i muscoli soffrono per essere stati messi sotto sforzo per un motivo o per l’altro l’arnica è un ottimo farmaco anti-traumatico e anti-artrosico”.
Dall’arnica all’aconito
Qual è la posologia di questi farmaci?
“Premesso che i farmaci omeopatici si assumono per os, per via orale, quando parliamo di una singola articolazione possono bastare tre granuli l’ora. Se invece il dolore è cronico e cominciamo a conoscere il paziente con la sua biotipologia possiamo alzare la prescrizione. Ovviamente sto parlando ai medici, non ai pazienti.
Mettiamo per esempio che una persona sovrappeso abbia dolore al ginocchio dopo una corsa, un’attività fisica. Oltre a ricordargli l’importanza della corretta alimentazione, della riduzione del peso, del riscaldamento necessario prima dell’attività, si possono usare tanto l’arnica quanto la bryonia. Il numero delle dosi dipenderà dall’entità del dolore.
Quando invece il dolore lombare è di quelli lancinanti, tipo colpo della strega, il consiglio è di usare subito l’aconitum, in grado di risolvere la situazione. Al di là dei singoli casi, importante è ricordarsi che siamo un tutt’uno con le articolazioni, esse sono parte del corpo. E che ognuno ha il suo tallone d’Achille”.