Nel corso della trasmissione di Rai 3 Far West e su Il Giornale, l’inchiesta denominata “Danzopoli”, sul presunto sistema di gare truccate nella danza sportiva italiana continua a far discutere.
Secondo quanto emerso, “al centro, ancora una volta, Ferruccio Galvagno: radiato nel 2011 per lo scandalo Danzopoli e successivamente amnistiato, oggi è tornato in posizione di rilievo all’interno della FIDESM – la Federazione Italiana Danza Sportiva Moderna – con un incarico ufficiale e retribuito da coordinatore del programma federale. Una nomina approvata dal consiglio, nonostante le gravi sanzioni del passato e una reputazione rovinata che, in qualsiasi altro settore, avrebbe rappresentato un punto di non ritorno.
Secondo il reportage di RAI 3, “Galvagno viene descritto come un ‘regista occulto’, capace ancora oggi – nonostante la radiazione e le polemiche – di orientare giudici, classifiche e carriere. Un ruolo informale ma influente, protetto da una rete di fedeltà e silenzi”.
La trasmissione Far West, ha raccolto documenti e testimonianze su un sistema che, secondo molti, “continua a essere opaco e condizionato da interessi incrociati. Al centro, anche il CIDS (Coordinamento Italiano Danza Sportiva), progetto nato per scopi formativi e diventato, nei fatti, un canale di selezione e controllo”. Tecnici e addetti ai lavori raccontano che “partecipare agli stage a pagamento del CIDS significa aumentare le chance di essere convocati e visibili, mentre chi resta fuori, o si oppone, paga un prezzo: perdita di allievi, esclusione dai circuiti, ostracismo”. Come ripetono in molti: “O stai con loro, o sei fuori”.
Uno degli episodi più gravi riportati dal programma, riguarda “una classifica dei campionati italiani già decisa – nero su bianco – la sera prima della competizione. E il giorno dopo? Tutto confermato”. Fonti anonime dichiarano: “Le classifiche si sanno mesi prima” e “anche in gare recentissime era chiaro chi avrebbe vinto”. Alla domanda sui sospetti, Galvagno ha risposto a Far West con una frase che ha fatto discutere: “Chi conosce davvero la danza, può prevedere chi vince. È come sapere chi vince a Blackpool”.
Anche il quotidiano Il Giornale, in un articolo a firma dell’inviato Stefano Zurlo, ha riportato il caso Galvagno, evidenziando il cortocircuito tra sport e istituzioni. Zurlo scrive: “Galvagno è stato radiato nel 2011 dalla Repubblica Federale del CONI per lo scandalo Danzopoli, riammesso nel 2018 con una discutibile ‘grazia’, poi impugnata dal procuratore federale Gen. Cataldi, che ha deciso di dimettersi proprio per questo motivo”.
Il giornalista Zurlo ricostruisce anche un episodio controverso: “Galvagno torna nel 2025 con un incarico retribuito da 50 mila euro come coordinatore federale. Il tutto dopo aver pronunciato, dal palco del Congresso MIDAS di Riccione, parole gravemente sessiste”, riportando la sua frase: “Un uomo e una donna sono il combattimento contro il genderless, contro il rincoglionimento totale. Io voglio fare un logo ‘Balla e tromba’”. Sempre secondo Il Giornale, “lui però su quel palco non avrebbe dovuto proprio salire, dal momento che aveva il divieto di avere rapporti con il Consiglio Federale”.
Particolarmente grave risulta l’inerzia del Safeguarding Office, l’organismo nato per tutelare gli atleti da abusi, discriminazioni e violenze, che non ha preso pubblicamente posizione di fronte a esternazioni sessiste così gravi, né ha attivato misure correttive nonostante il caso coinvolgesse direttamente le sue competenze istituzionali. Un silenzio che pesa, e che solleva interrogativi sull’effettiva autonomia e credibilità del sistema di tutela.
Il Giornale sottolinea infine che “le scuse di Galvagno – tutte in caps lock e senza mai nominare la comunità LGBTQ+ – sono state seguite da un video in cui parlava di ‘psicopolizia’ e ‘pensiero unico’” e che “a denunciarlo non sono stati i vertici federali, ma una senatrice del Partito Democratico, Rachele Scarpa, che ha bollato come ‘inaccettabile’ lo slogan ‘Balla e tromba’ e ha denunciato l’approccio ‘riduttivo, sessista e volgare’ dell’intervento”.
E la chiusura della trasmissione Far West non lascia spazio a interpretazioni: “Questa non è più danza. È un sistema parallelo, dove le regole sono negoziabili e il merito un dettaglio. Quando il potere oscura la giustizia, chi danza davvero rischia di diventare solo una comparsa.”