Tutti lo nominano di continuo. Nessun’altra parte del corpo maschile è oggetto di tale attenzione. Non il torso, non i bicipiti o i glutei, ma proprio lui: il pene. Tanto se ne parla e tanto celebrate sono le sue “gesta”, quanto poco ne sappiamo della sua anatomia e del suo funzionamento. È questa la premessa da cui sono partiti la dott.ssa Patrizia Prezioso, esperta di comunicazione, e il prof. Nicola Mondaini, andrologo e urologo di fama internazionale, nella scrittura di Wikipene – Manutenzione, prevenzione e cura.
Ne parliamo con gli autori.
Intervista agli autori di Wikipene
Perché tanta reticenza a parlare e fare domande? Perché intorno a questo organo maschile così identitario c’è ancora tanto imbarazzo?
“È vero, l’organo maschile è il più citato, il più nominato e anche il più disegnato. Pensiamo alle incisioni negli ascensori, sui banchi, sui muri! Il pene è appunto l’organo identitario per eccellenza, ed è forse proprio questo il problema. Per molti uomini racchiude in sé, anche inconsciamente, l’essenza della mascolinità, che non può essere mai messa in discussione. Non può aver bisogno di cure né di aiuto, perché rappresenta la forza, la potenza creatrice che assicura la continuazione della specie.
A pensarci bene è una visione veramente ‘antica’, soprattutto perché in questi ultimi trent’anni abbiamo lavorato sulla decostruzione degli stereotipi e condiviso nuovi e diversi modelli identificativi del maschile e del femminile.
Spero che il nostro libro venga letto anche dalle donne, perché sono loro che con intuito ed empatia possono capire la difficoltà dell’uomo a toccare certi temi. La donna, madre, sorella, amica, compagna ha maggior consapevolezza del proprio corpo. Va con assiduità dal ginecologo sin dalla pubertà, e soprattutto la donna, quando non sa, è abituata a chiedere senza tabù”.
È difficile lavorare sulla prevenzione perché l’argomento è ancora considerato imbarazzante…
“Wikipene è nato proprio per dar voce alle domande non poste. Nel libro parliamo prima di tutto di anatomia, perché è importante conoscere nomi, ubicazioni e funzioni del pene. E poi ne raccontiamo le vari fasi della vita: infanzia, adolescenza, età adulta e senilità. Ogni capitolo, per facilitare la consultazione, è diviso in tre parti: manutenzione, patologie ed emergenze. Wikipene si può leggere dall’inizio alla fine, ma anche saltando da una pagina all’altra a seconda dell’argomento che interessa”.
Esperienza in campo medico
Prof. Mondaini, ci racconta la sua esperienza nell’ambito della prevenzione urologica?
“L’urologia e l’andrologia sono la mia missione. Con circa duemila visite l’anno faccio informazione in un ambito ancora pieno di tabù e imbarazzi. Per un decennio sono stato chiamato nelle scuole a visitare ragazzi, effettuando più di venticinquemila consulti. Sono stato medico militare, e quando il servizio di leva era ancora obbligatorio la visita medica d’idoneità era un’occasione di screening e prevenzione.
Da queste analisi ‘sul campo’ è stato possibile rilevare la presenza di eventuali patologie – un ragazzo su tre, in media, aveva una patologia andrologica – tra le quali, ad esempio, le piccole patologie come il varicocele, che se non trattate immediatamente possono causare danni permanenti come l’infertilità. Le visite di leva sono state anche utili per creare nuove tabelle di riferimento, prima fra tutte quella sulle dimensioni medie del pene, aspetto sul quale esiste molta disinformazione e dilagano leggende”.
Tra le patologie infantili qual è quella che preoccupa di più i genitori?
“Oltre al varicocele, che può presentarsi anche nella prima infanzia, la fimosi, che si verifica quando la pelle che ricopre il pene non si apre. E il criptorchidismo, l’assenza di uno dei testicoli. Ma paradossalmente la cosa che preoccupa di più i genitori sono le dimensioni del pene del bambino, che a volte è banalmente ‘nascosto’ dall’adipe”.
Qual è la patologia urologica più sconvolgente per un uomo?
“La sindrome di Peyronie o induratio penis plastica, laddove un uomo, improvvisamente, si ritrova con il pene curvo o storto. Una brutta e inaspettata scoperta, che colpisce tra il 5 e il 7 percento degli uomini sopra i cinquant’anni”.
E quella più diffusa?
“Tutti gli uomini hanno paura delle patologie relative alla prostata, che sono principalmente tre: la prostatite, soprattutto nella fascia tra i 30 e i 40 anni, l’ipertrofia prostatica e il tumore alla prostata dopo i 45 anni. C’è da dire che l’ingrossamento della prostata è fisiologico: nelle varie età passa dalle dimensioni di una castagna a quelle di una pallina da tennis”.
Cosa si può fare per prevenire queste patologie?
“Una dieta equilibrata e uno stile di vita sano sono fondamentali. Ovviamente la prevenzione è importante, anche se la visita con l’uro-andrologo è sempre difficile. Il paziente è preoccupato e imbarazzato. È importante creare un ambiente rassicurante, nel quale si senta libero di porre le domande che desidera. Lo screening non crea la malattia, ma la individua, se esiste”.
a cura di Guido Contini