La sua passione per l’arte nasce sin da piccola. È una perfezionista, autocritica con se stessa, ma una donna dall’empatia e dall’energia eccezionale: un’artista a tutto tondo. Parliamo di Nikita Pelizon, vincitrice dell’ultimo GF – il numero 7, che per lei è il simbolo dell’equilibrio tra mente, corpo e spirito, chiamato Campo in fisica quantistica e che sono state le chiavi della sua vittoria.
Intervista a Nikita Pelizon: dal GF alla nuova mostra d’arte in Sicilia
“Ogni volta mi bloccavo quando volevo creare qualcosa. La mia passione per l’arte è nata sui banchi di scuola, quando iniziavo a disegnare e volevo la perfezione che vedevo sui libri. Da sempre ho scritto, fatto street art, creando su qualunque cosa mi capitasse. Tanto che mia madre si preoccupava perché ormai sapeva che quei momenti trasformavano la mia camera e altri spazi della casa in un totale disordine, infatti mi chiamava Terremoto!”
La tua creatività spazia da sempre anche sui capelli…
“Certamente! Facevo anche da parrucchiera e la make-up artist di casa a tutte le donne di famiglia”.
Dopo il GF hai trovato nuovi spunti di ispirazione?
“Lo ammetto, è stato un periodo folle. Si parla poco del post, di come sia uscire dopo sette mesi nella Casa, cosa accade nella vita reale… Personalmente è stato difficile come periodo, sentivo di dover essere ovunque per non deludere i miei fan, e ho girato come una trottola.
È stato strano il contatto con la gente, o relazionarmi nuovamente con il telefono, e per creare ho avuto poco tempo. Infatti, essendo sempre in viaggio, ho registrato più bozze di canzoni nuove, dove ti basta avere il cellulare. Con i quadri, invece, è diverso: sono necessarie tele, pennelli, spazio e tutto quello che si ha in mente per realizzare quell’opera.
Dopo il GF cambia tutto, io ne ero consapevole, lo ammetto. Ma quei sette mesi sono stati di grande ispirazione al punto tale da aver dipinto all’interno della Casa durante le notti insonni. A breve presenterò alcune opere inedite in Sicilia, il 10 dicembre. Sarà una giornata dedicata al tema della violenza contro le donne.
Personalmente sono molto concentrata sulla potenza femminile, il catcalling, sulla donna vista come oggetto, solo per fare qualche esempio”.
Qual è la tua prossima mostra?
“La mostra c’è stata al Salotto di Milano in San Babila a novembre, ed è andata molto bene. Ora presenterò i quadri anche ad Alcamo, in un palazzo protetto dal FAI”.
Quale sarà il focus?
“La violenza contro le donne, anche se preferirei definirla un messaggio di sensibilizzazione per assicurare maggiore rispetto nei confronti della figura femminile. Hanno visto i miei quadri e mi hanno chiamato per questa empatia verso l’universo femminile.
Nei miei quadri ho sempre dipinto le donne, ed è bellissimo. Sono molto semplice come persona, anche se di primo impatto posso sembrare snob per molti. Ma sono molto sensibile, e molte donne si rivedono in me. Io cerco di spronarle a seguire i loro sogni, ad amarsi e rispettarsi.
Una cosa bella è che alcune hanno iniziato a imbrattarsi i vestiti come facevo io, creando le loro nuove giacche. Dopo aver comprato le mie giacche da settembre hanno iniziato a fare la stessa cosa con i loro capi di abbigliamento, e con la stessa tecnica che a me è stata molto utile dal punto di vista interiore. Ho vissuto tanti anni difficili, l’ho anche raccontato dentro e fuori la Casa. Il mio brand nasce per questo motivo, è un metodo che funge da motivatore perché si scrivono frasi positive su T-shirt e felpe”.
L’arte secondo Nikita
Cosa significa per te dipingere?
“L’arte è curativa, fa parte di quelle forme di espressione che rappresentano ciò che hai dentro, il tuo vissuto, e da lì io traggo spunto, seguo il flusso. Vedo dentro di me il quadro osservando la tela, e inizio.
Oppure penso a un tema che mi colpisce, come la potenza femminile, la violenza domestica o psicologica sulle donne, i bambini. O mi concentro sull’accettazione di noi stesse, che è poi il mio percorso interiore, andando oltre ciò che ci dicono gli uomini inconsaoevoli del fatto che, essendo fragili o insicure, potremmo abbatterci finché non capiamo il nostro reale valore, che non passa sicuramente dal giudizio altrui, a mio parere”.
Cos’è l’arte, a tuo parere? È l’inizio di un percorso di benessere psicofisico? E se sì, perchè?
“Mi viene in mente quando l’altro giorno ho dipinto con i miei fan in San Babila, facendo attività insieme. All’inizio erano un po’ preoccupati, poi hanno cominciato a prendere i pennelli in mano ed è stato bello vedere lo switch: prima il timore e la paura, poi la faccia contenta e felice. Si sono sentiti bene, volevo vedere la loro reazione.
È successo anche a me. Magari on riesci a parlare ma lo fai con altri mezzi, con la creatività e la pittura e ogni altra forma d’arte. Ho ricevuto tanti commenti e feedback dalle persone, che si fermavano a chiedere cosa stessimo facendo ed erano tutti entusiasti.
Giorni fa, invece, ho avuto feedback opposti su un contenuto creato per il mio brand, anche da parte di molte donne. Sono state un po’ aggressive con i loro commenti. Mi sono chiesta come mai questa rabbia di donne contro le donne. Amo farmi domande, e le ho ringraziate per questo spunto. Ho analizzato quei commenti, e a mio parere è una questione di insicurezza.
Quando lavoravo nella moda andavo a fare i casting e a volte mi rifiutavano: o ero troppo magra, o troppo grassa, o troppo brutta, o troppo bella. Ho scritto su questo tema un quadro e anche una canzone, che spero che un giorno esca…
La moda propone certi stereotipi, ed è necessario fare un lavoro su noi stesse partendo dall’interiorità. I social mandano messaggi precisi, e se non sei consapevole della tua unicità ti sfoghi su altre donne denigrandole. Credo sia la miglior chiave di interpretazione: tutte siamo uniche e bellissime come siamo. Se non ci piace qualcosa possiamo migliorarci, ma con gli anni possiamo imparare ad amare la nostra unicità.
Per anni mi sono vergognata del mio naso, delle mie smagliature. Le ho e me le tengo ma – mi chiedo – perché e per chi devo essere perfetta se non per me stessa? Cos’è la perfezione?
La donna o l’uomo devono rispettare e rispettarsi… Ci siamo abituati alla libertà di poter sentenziare come devono essere gli altri o chiedere il permesso, senza guardarci dentro e senza chiederci ‘Come mai faccio cosi?’. Pensiamo ormai automaticamente che sia già colpa degli altri.
Basta pensare al lavoro più difficile del mondo: essere genitori. Nessuno t’insegna a comprendere i tuoi figli. Nel momento attuale, sia a causa dei costi della vita e dei nostri ritmi, quasi non si ha più tempo per stare con loro in maniera qualitativa e, nel frattempo, loro hanno mille stimoli esterni, che arrivano nel silenzio da uno schermo a dieci pollici.
Quanto tempo stanno i genitori con i loro figli? Dobbiamo lavorare tanto su questo concetto. Anche se ora si sta pensando a qualche provvedimento per aumentare lo stipendio delle mamme lavoratrici, cosa meravigliosa, il percorso da fare è lungo.
Nel nostro Paese accade ancora che una donna non venga assunta perché si valuta, a volte, che potrebbe rimanere incinta. Sarebbe bello capire la radice di questa cultura, attuando qualche modifica. Forse potrebbe essere uno spiraglio di luce per nuove assunzioni e migliori salari per le donne. Non ne sono certa, ma lo spero”.
Ti abbiamo vista sul red carpet a Venezia…
“Collegato alla tematica del Festival c’è un quadro che è diventato vestito. Sì, ed è stato il primo abito con cui ho fatto il carpet di Venezia, ispirato ai temi di passato, presente e futuro. Non realizzo mai quadri senza un messaggio, dietro c’è sempre qualcosa che prediligo, un senso personale che deve emergere sempre. Come oltre al corpo ci sono anima e spirito, e dietro l’apparenza la sostanza, perché gli occhi sono lo specchio dell’anima!”.