Dal glamour alla tela: il viaggio interiore di una donna che ha fatto del cambiamento la sua opera più vera
Melanie Francesca è molte cose, ma innanzitutto è un’anima che cerca. Lungo un cammino che l’ha vista attraversare passerelle, redazioni, salotti televisivi e gallerie internazionali, non ha mai smesso di interrogarsi. Chi sono, oltre ciò che il mondo vuole vedermi essere? È da questa domanda – gentile e vertiginosa – che nasce il suo ritorno più profondo e più coraggioso: quello alla pittura, suo primo amore ,linguaggio primordiale, rifugio e verità.
Melanie non “ricomincia” a dipingere, ci ritorna. Con la consapevolezza di chi ha vissuto, amato, sbagliato, e sa che certe passioni non si spengono: si mettono in pausa per ascoltare meglio. Ora che la parola le ha dato tutto – romanzi, editoriali, confessioni pubbliche – è il colore a chiederle spazio. La materia. Il gesto. Il silenzio del bianco che accoglie, e accende.

“La pittura è il mio spazio sacro”
Quel legame nato tra i banchi dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, negli anni della formazione classica, oggi si ripresenta con la forza dei grandi ritorni. Non come nostalgia, ma come “ritrovo” .È la Melanie artista a reclamare la scena, quella che dal 2005 ha esposto in Europa, in Russia, nei Paesi Arabi, sotto il patrocinio del Ministro della Cultura degli Emirati. Da “The box” a Dubai nel 2015 fino alla personale in Kuwait nel 2017, la sua arte ha costruito ponti tra visibile e invisibile, tra spiritualità e contemporaneità.
Oggi, nel suo atelier, il pennello torna tra le dita come una preghiera. “Quando dipingo, non parlo più. Ma capisco.” Una frase semplice, eppure così eloquente. Come solo certe verità silenziose sanno essere.

Dio, il femminile e l’eleganza del pensiero
Intanto, Melanie continua a parlare al pubblico anche con le parole. Il suo ultimo libro, Il Sussurro di un Dio, pubblicato nel 2024, non è solo un romanzo: è una riflessione lirica sul divino, sul mistero, sulla femminilità come potere spirituale. Tra mito, sensualità e misticismo, il testo risuona come un mantra, portando il lettore dentro una danza simbolica tra Oriente e Occidente.
“Non mi appartenevo più. Ero diventata spazio. Uno spazio in cui Dio poteva respirare.”
Versi così, letti in silenzio, sembrano volerci insegnare a svuotarci per accogliere. A fare della vulnerabilità una forza. E dell’arte, una soglia.
Una donna che attraversa i media con grazia e fuoco
Chi segue Melanie in radio, su “RTL 102.5 News” o su “La Suite”, riconosce la sua voce. È la voce di chi non parla tanto per riempire, ma per scavare. In televisione, invece, l’abbiamo vista nei programmi di Chiambretti, in “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”su Rai 3, e in numerose apparizioni su Rai e Mediaset. Sempre elegante, mai ovvia. Il glamour c’è, ma non è mai fine a se stesso: è linguaggio anche quello. È estetica del pensiero.

Giornalismo come osservatorio del reale
Nella scrittura giornalistica – per Eva Tremila, VERO, Tgcom e Alto Adige – Melanie osserva il mondo con occhio critico e sensibile. Parla di donne, società, cambiamenti, con uno sguardo che non cerca lo scoop, ma la verità dentro le pieghe della cronaca. Non giudica, ma offre chiavi. E lo fa con lucidità e cuore.
Il ritorno all’arte come ritorno a sé, è proprio questo il senso più profondo del 2025 di Melanie Francesca: *tornare a ciò che l’ha formata e sorretta*, alla pittura come spazio di libertà assoluta, come luogo interiore in cui finalmente non servono più parole. Dove tutto si dice con un blu che vibra, un oro che graffia, un nero che consola.
Melanie non si reinventa. Si riconosce. E noi, osservandola, forse possiamo farlo anche un po’ con noi stessi.
Perché alcune donne non si lasciano raccontare. Si attraversano.