Con un bellissimo monologo contro la violenza sulle donne, Rula Jebreal, a Sanremo, commuove il pubblico
Nonostante le polemiche delle scorse settimane, Rula Jebreal è stata ospite della prima puntata del Festival di Sanremo, dove ha tenuto uno splendido monologo, come Diletta Leotta, contro la violenza sulle donne. La giornalista, alternando il suo discorso ad alcune frasi dalle più celebri canzoni italiane, tra le quali La Cura di Battiato, Sally di Vasco Rossi e La Donna Cannone di Gregori, ha iniziato dichiarando:
“‘Che biancheria aveva quella sera?’, ‘Trova sexy un uomo coi jeans?’, ‘Se le donne non vogliono essere stuprate devono smettere di essere poco di buono’. Ecco queste sono solo alcune delle frasi rivolte alle donne vittime di violenza sessuale che si ascoltano nelle aule del tribunale. Noi donne non siamo mai innocenti o perché abbiamo denunciato troppo tardi troppo, o troppo presto, o perché siamo troppo belle o troppo brutte, o disinibite e ce la siamo voluta”
Proseguendo, Rula Jebreal ha svelato un momento delicato del suo passato, comunicando poi i numeri sconvolgenti di femminicidio in Italia:
“Sono cresciuta in un orfanotrofio con altra bambine, tutte le sere raccontavamo una storia ed erano favole tristi, ci raccontavano delle nostre madri spesso stuprate, torturate, uccise. Negli ultimi 3 anni, 3 milioni di donne hanno subito violenza. Sei donne sono state uccise solo la scorsa settimana e nell’80% dei casi il carnefice abitava in casa”
Le parole di Rula a Sanremo
E ancora, Rula Jebreal, durante il suo monologo a Sanremo, ha raccontato del suicidio di sua madre, avvenuto quando la giornalista aveva solo 5 anni:
“Quando avevo cinque anni, mia madre si è suicidata. Si è data fuoco. Ma il suo dolore cominciò da adolescente, voleva liberarsi del suo corpo perché fu stuprata due volte a 13 anni da un uomo e poi da un sistema che non le ha consentito di denunciare. L’uomo che l’ha violentata, per anni aveva le chiavi di casa”
Infine, Rula Jebreal ha lanciato un forte appello, dichiarando:
“Le canzoni che ho citato stasera sono scritte da uomini. Allora è possibile cantare l’amore e la cura. Questo è il momento che quelle parole diventino realtà, che non restino solo musica, ma che vengano vissute ogni giorno. Dobbiamo urlare da ogni palco, anche quando non è opportuno. Io sono diventata quella che sono grazie a mia madre e a mia figlia che è qui. Parlo agli uomini: lasciateci essere quelle che siamo. Siate nostri complici indignatevi insieme a noi. Domani chiedetevi pure com’era vestita la Jebreal, ma che non si chieda mai più a una donna com’era vestita quella notte che era stuprata”
Il monologo di Rula Jebreal ha trovato consenziente tutto il pubblico, che si è alzato per una standing ovation, e il web, che commosso ha condiviso le bellissime parole della giornalista.